SALVATORE GIUNTA ARTE

Laura Anfuso

Abbracciare L’infinito

 

2018

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Non crediamo che Salvatore Giunta abbia bisogno di una presentazione. Su di lui è stato già scritto molto. Forse ciò che è stato poco sottolineato è la relazione tra il rigore della ricerca personale dell’artista e la forza della sua opera che guarda all'infinito per abbracciarlo in una raffinata compiutezza. Svincolato dalle costrizioni del contingente, l’artista si muove nel tempo dilatato della cura, in ascolto di un cosmo che è insieme rivelatore e moltiplicatore di esperienze. È sensibile, attento al lavoro dei sensi e, pur sentendo la tensione di un universo complesso che spinge verso il basso, ha il coraggio di osare ed eleva lo sguardo. Si affida a una percezione che è sottile, in grado di rilevare ogni cosa, ogni istante. Salvatore Giunta ferma l’attimo e lo rende eterno perché coglie nello svelamento dell’attimo la profondità non misurabile dell'infinitamente grande, ciò che si manifesta, ma che è forte dell’invisibile a cui rimanda, ciò che è immaginifico dell'immensità che dispiega, ciò che è vibrante del mutamento a cui presto l’universo lo consegnerà. L’opera di Salvatore Giunta si libra leggera ed è generosa delle pieghe profonde del silenzio; gode della pienezza di un respiro che custodisce una dimensione privata e cosmica insieme.

Ci vengono in mente i versi di Valerio Magrelli: C’è un momento in cui il corpo / si raccoglie nel respiro / e il pensiero si sospende ed esita. (Da V.Magrelli, “Poesie (1980-1992) e altre Poesie”, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1996, p. 46).

L’opera di Salvatore Giunta colpisce perché in essa si annulla la differenza tra la metonimia e la sineddoche. Non si distingue più il contenente dal contenuto, la materia dall’oggetto: ogni segno è sempre voce dell’universo intero e del dialogo costante dei sensi che vivifica all'interno di uno spazio interiore pronto a farsi silenzio per poi comporre una sorta di sublime polifonia. Tutto è slancio. Tutto vibra dentro e fuori. L'artista è l'artefice di un’aura che permette anche alle cose impercettibili di risuonare della vastità di percezioni cosmiche. La sensibilità e il rigore consentono a Salvatore Giunta di leggere le sollecitazioni dell'infinito e di consegnarle ad una poesia sapiente in grado di sviluppare una leggerezza impressionante. Questa è una peculiarità dell’opera dell’artista che regala al fruitore una carezzevole pienezza. L’arte generosa di Giunta si concede alla potenza di nessi e rimandi grazie a un sensibile equilibrio di pieni e vuoti che sembra nato naturalmente, senza una particolare fatica, e che è metafora della purezza e dell’armonia di cui essa è rivelatrice. Del resto, il suo rigore non è mai privo di pudore. L’artista si mette continuamente in gioco e in discussione. Indaga lo spazio e la materia. Studia la relazione tra lo spazio e la materia. Compone la misura del dialogo di tecniche diverse per dar voce alla molteplicità di svelamenti continui che conducono a imprevedibili letture e offrono inattese sorprese. Le sue mani si prodigano nell’abbraccio della trama nascosta di un cosmo palpitante, vasto di relazioni diverse e mutevoli. Come nei versi di Mariangela Gualtieri, nell’opera di Salvatore Giunta è profonda l’urgenza di far dialogare il corpo con «le alte sfere»: Lascia al corpo quel suo dialogare / con le lontananze. Lasciati lavorare / dal cielo. Dalle piante. Dal molto / che non conosciamo eppure guida l’animale / nella sapienza nelle circostanze. (Da M.Gualtieri, “Le giovani parole”, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2015, pp. 79-80).

 

in Juliet, a.XXXVII,n.188, giu-sett 2018