SALVATORE GIUNTA ARTE

Isabella De Stefano

Slittamenti

 

2011

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Ho conosciuto Salvatore Giunta in occasione della sua personale" Poetica del segno”, ospitata nella Biblioteca Angelica nel maggio 201O. Creativo e abile nel coniugare con estrema raffinatezza la materia artistica con suggestioni letterarie e poetiche, Salvatore Giunta ha portato in Angelica la sua inesauribile creatività, coniugando abilità tecnica ed estremo, controllatissimo rigore compositivo, tipico di una vocazione architettonica,che si lascia facilmente conquistare da un genio artistico.

In questa nuova personale, Salvatore Giunta controlla ancora una volta il suo spazio e lo manipola "per sottrazione''. Salvatore non aggiunge e non riempie, ma anzi elimina e sottrae, con una filosofia e una purezza quasi zen. Gli ambienti delle sue creazioni sono ampi, imbevuti di aria e di luce: le sue opere infatti si muovono nello spazio, lo attraversano senza invaderlo, lo racchiudono e al contempo lo escludono, lo dilatano e lo contraggono, in una continua, perenne metamorfosi.

Sono opere che non possono essere racchiuse in uno spazio circoscritto, poiché interagisco­ no con l'esterno, suscettibili, in maniera imprevedibile, di un costante cambiamento, che le ricrea e le riformula ogni volta.

Alle sue figure geometriche Giunta sottrae anche il peso e la forza di gravità: cosa sono se non presenze-assenze di un vuoto cosmico, dove si disperde il peso della materia e dove invece la forma si libera in tutta la sua forza?

Slittamenti è il titolo della sua nuova mostra, anche se il termine compare fin dagli anni No­

vanta, quasi a sottolineare il ritorno di un amato leit motiv nella sua esperienza artistica. "Slittamenti" sono i piani che si intersecano nello spazio, muovendosi in un equilibrio instabile ed estremamente provvisorio, oppure sono le lamiere consumate e acidate che si appoggiano, quasi in una danza ritmica, sulle fluttuanti e sfuggenti sfere cromate; "slittamenti" sono anche le tavole, manipolate con la sabbia e con la carta, percorse, quasi ferite, da un tondino di ferro, che solo all'apparenza sembra sostenere il quadro.

Tutto si muove dietro l'apparente, illusorio immobilismo.

Ed è proprio in questa continua tensione dinamica, alternata tra cadute e frenate, tra forme curve estremamente morbide e linee geometriche così essenziali e lineari, che si gioca l'ambiguo,affascinante gioco di Salvatore Giunta.

Emerge nella sua opera una tensione di forze e movimenti opposti e contrari, la stessa tensione dialettica che emerge anche nel contrasto tra la morbidezza della carta o della sabbia bianca della Sardegna e la barriera impenetrabile del vetro, del ferro o dell'alluminio, quasi a sottolineare che l'unità della sua opera risiede proprio nella capacità di coniugare, in una convivenza certamente non forzata, la varietà degli opposti.

 

in Slittamenti, Presentazione della mostra, Galleria Le Opere, Roma 2011

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