SALVATORE GIUNTA ARTE

Anna Cochetti

Salvatore Giunta

 

2007

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La nuova personale di Salvatore Giunta presentata da Bruna Condoleo presso la Galerie Satellite di Parigi costituisce l'occasione per tornare ad indagare fondamenti ed esiti di una ricerca più che trentennale dell'artista, condotta all'insegna di un rigoroso "sperimentalismo progettuale" multidlisciplinare che spazia tra storia, statuti e codici in campi di intervento affini e diversi (dalle arti visive, pittura, scultura e installazioni, ai libri d'artista al cortometraggio al teatro alla musica al design alla scenografia).

Lettura tanto più stimolante se condotta alla luce anche di un illuminante confronto con la più recente personale - "Al limite dell'azzardo", a cura di Ivana D'Agostino, presentata nel marzo scorso a Roma presso lo Studio ArteFuoriCentro – costituita da un'installazione di "elementi plastici" e da un video accompagnato dalle note di "Exotic Song" (1987) di Nicola Cisternino. Laddove il nucleo fondante l'intervento ideato per lo spazio romano risultava costituito dalla ricerca del punto di tenuta degli "equilibri instabili" di alcuni "elementi minimali", ricerca dell'ossimoro spazio/temporale in cui la precarietà perde la sua connotazione statutaria e si sublima nel proprio opposto, attingendo transitoriamente la condizione della permanenza e della stabilità. Sia Bruna Condoleo che Ivana D'Agostino - nelle presentazioni in catalogo che hanno accompagnato le due Mostre - hanno rilevato come qualità propria dell'arte di Salvatore Giunta la permanente tensione verso il raggiungimento di una condizione di "unità armonica", intesa come ricomposizione delle dissonanze, da perseguire attraverso un processo di "progettazione mentale di uno spazio plastico" affidato a un corpus di assoluta coerenza di elementi linguistici, connotati dall'essere (qualunque sia l'ambito e il medium di intervento) la risultante di un processo di astrazione come "sottrazione" di materia e volumi, "segni plastici" o "forme di natura primordiale" (come triangoli, quadrati, trapezi), la cui mutevolissima sintassi deriva dalla loro qualità di interazione dinamica con lo "spazio-luce": di modo che ogni opera si situa in limine tra finito e infinito. Se proviamo a sostituire il principio di "azzardo" (così come rilevato da Ivana D'Agostino e confermato da Bruna Condoleo) con quello di "enigma", assunto nella sua valenza semantica "pitagorica", come struttura testuale fondata sulla disposizione di elementi significativi minimi, la cui dislocazione speculare comporta una differente possibilità di lettura e di interpretazione, ci forniamo di una efficace chiave di accesso alla fruizione della nuova mostra parigina "Collisioni", da cui, a ritroso, tornare a leggere tutta la ricerca artistica di Salvatore Giunta.

La struttura di "Collisioni", infatti, fonda in primis su un ordinamento, che è mentale prima ancora che fisico, a chiasmo, che funziona come principio organizzatore di elementi linguistici e di medium selezionati secondo il doppio, speculare criterio della somiglianza e dell'opposizione, di forme, colori, materiali; la figura chiastica ripetendosi potenzialmente all'infinito in forma iterativa e stratificata in una tensione, per così dire, a sviluppo sia orizzontale che verticale, da cui si genera la disposizione delle opere nello spazio. La cui chiave di volta è costituita dalla specularità orizzontale vs. verticale delle due sculture " Euritmia" e "Tangente" (2004), che imperniano i due flussi, a sinistra e a destra: per cui al grande "orizzontale/nero" costituito dalla combinazione delle sei tavole di "Nero Variante" (2006) succede la modularità/bianca dei quattro elementi "White Synphony" (2006), cui si oppone frontalmente la combinazione delle sei tavole del grande "verticale/bianco", "Bianco Variante" (2006), e la corrispondenza delle serie modulari orizzontali "Spaziogramma" (2006) e quattro opere (2007) ispirate agli Haiku di Jack Ke- rouac, che introduce, nell'insieme delle variabili portate dalla frizione tra carte di diverso impatto materico, la variazione di un elemento cromatico minimale. Per chiudere infine con "Ritmi della mente" (2007), una sorta di chiave di volta a minore, che nel suo statuto di "libro d'artista" (su un testo poetico di Paolo Guzzi) rinvia da un lato alla relazione intrinseca che viene istituita nel corpo dell'oggetto-libro, mediata da opposizioni, variazioni e slittamenti, tra segno linguistico e segno visivo, tra scrittura e gesto, dall'altro al rapporto nello spazio fisico con l'opera "Spazio-gramma", sorta di libro/scultura a parete che condensa, nelle relazioni tra i diversi campi materici e cromatici, le complesse relazioni, proprie della ricerca di Salvatore Giunta, tra linguaggio visivo e linguaggio musicale condotte lungo il crinale della riflessione sullo spazio/tempo.

Il video "Collisioni" - che rinvia all'a- naloga esperienza di ricerca presen- tata nella a romana - chiude infine circolarmente all'interno del percorso dell'artista il nesso tra incipit ed exitus, in cui diviene significativa non più la qualità della materia ma la valenza cinetica in nuce di frammenti di materia sottoposti a ipotesi di movimento nello spazio, attingendo da ultimo l'opera una sorta di metafisica condizione di dematerializzazione che sembra cogliere il punto di tangenza tra finito e infinito.

 

in Segno, n.215, ottobre/novembre 2007