SALVATORE GIUNTA ARTE

Marcello Carlino

 

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Libro d’artista in azzurro, o la vague dei pensieri_2017

 

L’astrazione delle forme in Salvatore Giunta sposa l’arte del levare così muovendo alla ricerca dell’essenzialità e facendone mostra dalla specola di una asciuttezza lineare di assoluto rigore, la purezza delle linee e il loro slancio ereditano come per effetto di distillazione una plasticità d’origine e si prestano ad accogliere anche sulla superficie della tavola o del foglio suggestioni da espansione spaziale e da corrispondenze tridimensionali, il concettualismo d’eredità costruttivistica si “svolge” accompagnandosi ad una alta qualità del segno perciò confacente alla più schietta e persuasa progettazione d’avanguardia e intanto dischiudendo il percorso di un work in progress aperto alla sperimentazione, equilibri da partitura musicale e composizioni di misurata eleganza se ne ottengono per rimandi e per rapporti contrappuntistici mentre il distendersi dei colori prova d’intorno ai filari o agli acuti geometrici – aggetti pronunciati, angoli – lo stingersi virato in bianco che sta in somiglianza col vuoto e col silenzio: in queste sequenze possono ricapitolarsi talune configurazioni del suo itinerario, coerente e di ragguardevole significato, che Salvatore Giunta traspone e condensa nelle pagine di questo libro d’artista, rielaborando sue opere pittoriche e grafiche e assemblandole e montandole e decantandole in una sinossi ideale, in una sintesi simultanea.

Libro d’artista: sono le traiettorie rastremate, distinte da variazioni cromatiche, diagonali a volte interrotte; e sono le fasce slargate in corsie o campi potenziali di rotta; e sono le figure piane di poligoni regolari i quali sembrano appesi a fili e sciorinati al vento, assecondando mosse di slittamento; e sono gli azzurri, il colore dominante, che si accendono di rose d’alba o si sgranano o s’abbrunano depositando materia o si sbiancano profilando corpi alonati, di quando in quando porosi, che sanno di fondali oceanici o di orbite astrali: ecco gli elementi pittografici del libro d’artista, che implicano essi stessi una possibilità di racconto tra linee narrative portanti e pause e digressioni e variazioni, lungo tutto un cahier – l’analogo di un diario di bordo – che si apre e si chiude a fisarmonica, che si estende e si ripiega su se stesso riversando in metafora e in profferta di senso, in schiusa di emozioni e di valori intellettuali, la sua materica fattualità, la sua sostanza di oggetto installato nello spazio che è invitato ad abitare.

E alla possibilità di racconto, come ad una chiamata, rispondono con una possibilità di racconto disponibile al raccordo, all’incontro di similarità e di differenze, i fotogrammi verbali (compaiono scritti a mano) di Silvana Baroni. Provenendo da un testo intitolato all’azzurro, però tendenzialmente incoativo, e per sua vocazione frammentario, lucido di ariosità e di leggerezza – testo proposto integralmente, quasi hors d’oeuvre, sull’abbrivo –, frutto di un prelievo e di una parziale rielaborazione, secondo il metodo che Salvatore Giunta usa in parallelo per il fotomontaggio dei suoi lavori qui in concorso per un’opera nuova, una serie di aggregati di parole trasmigrano, volano fino a posarsi sui fili sospesi nello spazio azzurro dei fogli in collegato, e fanno a loro volta un’opera nuova. Collaborano da opera nuova a opera nuova. Gli enunciati, sparsi in stringhe ora parallele ora divergenti, hanno natura di frammenti, ed esperiscono i vuoti, e si sospendono in silenzi, e tentano la sequenzialità del dire, e pure si lasciano sedurre dalle esperienze digressive e deliberatamente discontinue caratteristiche della conoscenza. Nel segno dell’azzurro – e forse non è vano, nella circostanza, fare appello ad alcune note della teoria dei colori di Kandinskij – le parole viaggiano accompagnando e sostenendo e amplificando il viaggio contenibile nella compagine pittografica del libro d’artista. Viaggiano, come intende l’azzurro, per mare e nei cieli, nell’aria e nell’acqua, trainando e intrecciando il significato costitutivo del viaggio, originario della fondazione antropologica dell’umana compagnia, e quello dell’avventura da correre intorno al mondo di cui cercare intelligenza e quello di ogni storia di formazione individuale e collettiva. Viaggiano per rotte aeree o levando l’ancora dai moli, in città appena sveglie e tra luci mattinali di più in più schiarenti, presupponendo comunque la scelta di un io o di tanti io che vogliano mettersi   in gioco, provarsi, e si spendano interamente in un pieno investimento sensoriale e intellettivo, in una logica di autoanalisi e di confronto che non ha posa. In una prospettiva plurima e polisensa d’apertura, come è quella propria del libro d’artista.

 

in Presentazione libro d’artista, 2017

Il libro d’artista, lo speciale libro illustrato di Salvatore Giunta_2021

 

Sono due le tipologie di base di cui si può dare evenienza: il libro d’artista si caratterizza per una sua forma che, assente il linguaggio verbale, per metonimia ovvero per metafora si intrattiene con l’oggetto-libro (richiama la sua struttura, rinvia alle sue partizioni tipografiche o alla sequenza cartacea o virtuale delle sue pagine) e quindi ne elegge ad autore l’artista che l’ha progettato e programmato, formato; il libro d’artista racchiude in sé stringhe di parole e le mostra, aprendo alla loro offerta semantica il valore d’espressione e di senso del libro realizzato quale mero oggetto senza parole, integrandolo cioè con un confronto in praesentia, e in diretta, con il testo verbale. L’entretien dialogico, poi, risulta arricchito allorché il testo verbale è di mano diversa da quella dell’artista che costruisce e firma l’oggetto, cosicché quest’ultimo si dichiara prodotto in ideale co-autorialità: il dialogo, infatti, non è soltanto di natura intersemiotica, ma perviene a sollecitare in chiave plurifocale una commisurazione di prospettive e di punti di vista.

Il libro d’artista, in questo caso, appare una proiezione espansiva e fortemente suggestiva, poiché biunivoca, di un libro illustrato, per ciò dovendosi intendere la finalità e le risultanze di reciproco apporto conoscitivo che, tra intersemiosi e co-autorialità, i versi recano all’oggetto-libro prolungandone i significati o commentandolo, e che la particolare forma del libro reca ai versi, abbracciandoli e semanticamente affinandoli: il libro d’artista o speciale libro illustrato, che si vale degli apporti di un mutuo scambio, disserra i confini dei generi, recupera energie sinestetiche, passando di codice in codice e di focalizzazione in focalizzazione procura un accrescimento di vitalità dell’opera.

Nella forma non sghemba di un album, o di un diario di cose notevoli e di speranze, il “libro” alleggerisce e fa levitare la pagina e si apre al colore. Disegnando il profilo di una città, aprendo un cielo d’azzurro, che nell’opera di Salvatore Giunta è un refrain. È il cielo di un altrove tutt’affatto diverso, è una larvale città d’utopia a partire dalla ricerca dei potenziali di polisemia che sorregge la filiera di questi libri d’artista, di questi speciali libri illustrati.